mercoledì 17 settembre 2014

L'ATELIER

L'ATELIER: UN'AVVENTURA BELLA E INTERESSANTE

“L’Atelier (…) ha prodotto un’irruzione eversiva, una complicazione e una strumentazione in più, capaci di fornire ricchezze di possibilità combinatorie e creative tra i linguaggi e le intelligenze non verbali dei bambini, difendendoci non solo dalle logorree (…) ma da quella pseudocultura della testa-container che (…) è il modello che dà al tempo stesso la maggiore impressione di progresso culturale e la maggior depressione dal punto di vista dell’aumento effettivo della conoscenza”.
Loris Malaguzzi


Dalla fine degli anni ‘60 nelle scuole dell’infanzia del Comune di Reggio Emilia è stato inserito lo spazio dell’atelier e la figura dell’atelierista, un “insegnante” con competenze di natura artistica. In questo modo i linguaggi espressivi e poetici sono diventati parte del processo attraverso il quale si struttura la conoscenza stessa.
L’Atelier diviene quindi il luogo della ricerca, dell’invenzione, dell”empatia, che si esprime attraverso “100 linguaggi” e che espandendosi oltre l’età dell’infanzia comprende anche l’età adulta, fino all’anzianità.

L’atelier è il luogo “di tutto quel che è possibile”. Dell’invenzione, della creatività più spinta, è il luogo in cui ci si sporca le mani con la creta e ci si dipinge il viso con i pennelli. Dove si studiano le foglie, i fiori, le gemme e gli ecosistemi, dove si impara a costruire una meridiana e dove si capisce nella pratica che cosa significhi riciclare.Negli atelier si annusano i colori, si assaggiano i suoni e si ascoltano i sapori.Alcune scuole hanno sia l’atelier che i mini atelier (uno in ciascuna sezione): una possibilità quotidiana, per ogni bambino di incontrare più materiali, più linguaggi, più punti di vista, di avere contemporaneamente attive le mani, il pensiero e le emozioni, valorizzando l’espressività e la creatività di ciascuno, secondo le sue competenze e le sue qualità

L’atelierista è la figura che segue i bambini in queste attività di scoperta e solitamente ha competenze di natura artistica. È lui che li accompagna nel parco e sceglie le tracce del lavoro dell’anno: acqua, aria, terra. O, ancora, lo studio delle finestre e delle panchine. È l’atelierista che, come una levatrice, aiuta i bambini a declinare le parole in uno degli altri 99 linguaggi che loro hanno a disposizione.

Un posto per il pensiero creativo, dove ripensare le idee secondo linguaggi simbolici ed espressività differenti: un aiuto a farsi capire, anche dagli adulti.
A proposito di adulti, l’atelier è un posto anche per loro, è il luogo in cui i genitori imparano gli altri 99 linguaggi dei loro figli, il luogo della scoperta e della comunicazione alternativa a quella verbale. In atelier si impara ad ascoltare.
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“…nonostante tutto è lecito pensare che la creatività, come sapere e stupore del sapere (…), possa essere il punto di forza del nostro lavoro, nella speranza che essa possa diventare una normale compagna di viaggio dell’evoluzione dei bambini” (Loris Malaguzzi)



martedì 16 settembre 2014


Sistema educativo reggiano ammirato in tutto il mondo dove si sperimentano i diversi linguaggi dei bambini. 

"E' Sin dalla prima infanzia che si contribuisce alla costruzione di una società"

 

REGGIO APPROACH...UN PO' DI STORIA! 

LORIS MALAGUZZI
"I bambini costruiscono la propria intelligenza. Gli adulti devono fornire loro le attività ed il contesto e soprattutto devono essere in grado di ascoltare
"

Il Reggio Approach è conosciuto come uno dei migliori metodi educativi al mondo e viene studiato nelle più prestigiose Università italiane e straniere (tra cui Harvard). Il Reggio Approach nasce  nei nidi e nelle Scuole dell’Infanzia del comune di Reggio Emilia e si ispira alle teorie e alle idee di Loris Malaguzzi, il quale affermava che i bambini sono dotati di straordinarie capacità di apprendimento, di molteplici risorse affettive, relazionali, intellettive, che si esplicitano in uno scambio continuo, culturale e sociale. Ogni bambino è portatore di diritti e porta con sé il valore della propria identità che è unica e irripetibile, delle differenze dei propri tempi di sviluppo e di crescita. Un bambino “ecologico” verso gli altri e l’ambiente, costruttore delle proprie esperienze a cui è capace di attribuire senso e significato.
Il bambino possiede “100 linguaggi” da intendersi come pluralità di risorse, di ricchezze, di capacità di capire, di incontrare l’altro, intrecciando dimensioni “esperienziali”. I 100 linguaggi quindi come metafora delle potenzialità dei bambini che prendono vita attraverso una “tastiera di opportunità” che adulti e bambini devono saper costruire. Quindi capiamo bene come in questa visione il bambino è al centro del processo di apprendimento e soggetto di diritti.