REGGIO APPROACH (educazione dell'infanzia)
venerdì 9 gennaio 2015
....e ancora su Ponzano!
Il gruppo benetton ha operato una scelta importante in questo senso, assicurando la presenza della cucina interna e l'utilizzo di alimenti biologici. Il rapporto quotidiano con le cuoche, la possibilità di sperimentarsi in cucina nella relazione con loro, assume un valore educativo fondamentale. le cucine sono e possono divenire laboratori aperti e ospitali capici di accogliere i porgetti speciali dei bambini e degli adulti, i moneit di festa, le serate a tema con i genitori sull'alimentazione.
inoltre il centro infanzia riconosce i genitori come preziosi interlocutori del progetto educativo. Diviene quindi importante prevedere tempie luoghi di incontro con le famiglie nel corso dell'anno scolastico.
Una realtà simile...vicino a noi: PONZANO CHILDREN!
Il centro infanzia Ponzano Children inizia la sua attività a partire dall'anno scolastico 2007/2008 e si rivolge a bambini in età prescolare dai 9 mesi ai 6 anni. E' un'esperienza nata all'interno del gruppo Benetton, in ascolto e in dialogo con il territorio, avvalendosi della consulenza di Reggio Children.
Il nido e la scuola si propongono come ambiente di vita, che prende forma e identità dalle relazione che in esso si costituiscono; uno spazio inteso come interlocutore attivo, metafora di conoscenza.
Ci sembra dunque fondamentale pensare e progettare questo ambiente creando contesti di rilievo per i soggetti che lo abitano, dove ognuno possa sentirsi accolto, possa sentirsi parte di esso e lasciare le traccie di sè. Tutto ciò porta a considerare lo spazio un "progetto di ricerca", capace di misurarsi ogni giorno con il proprio successo, con l'efficacia del proprio linguaggio, con la sua capacità di dialogare con il divenire che caratterizza l'educazione.
Atelier e mini-Atelier sono i luoghi capaci di accogliere non solo linguaggi grafici, pittorici, manipolativi, ma anche quelli del corpo, legati al movimento. Questi Atelier sono intesi come laboratori e sono capaci di favorire incontri e sperimentazioni con materiali e strumenti che sollecitano i diversi linguaggi espressivi e simbolici dei bambini; di amplificare progetti nati nelle sezioni, che in questi laboratori trovano una naturale cassa di risonanza per sviluppi, soste e rilanci continuativi nel tempo sostenuti anche dalla presenza dell'atelierista, figura professionale con formazione artistica, presente nell'esperienza educativa di Reggio Emilia daglia nni '70.
giovedì 8 gennaio 2015
"il terzo educatore": gli spazi!
Una delle caratteristiche più interessanti degli asili ed asili nido di
Reggio è l'ambiente fisico e l'uso dello spazio, della luce e del
colore. Non tutti gli asili di Reggio sono stati costruiti con questo
scopo - molti sono situati in edifici attentamente ristrutturati - ma
tutti sono concepiti per massimizzare il potenziale di spazio e luce e
per essere flessibili ed adattabili nell'uso. Gli edifici forniscono
spazi per i bambini che sono allo stesso tempo belli, personali ed
accoglienti. Vengono creati spazi che mettono in grado i bambini di
sviluppare il loro potenziale, le loro abilità creative e la loro
curiosità attraverso l'esplorazione e la ricerca, da soli o con gli
altri.
Le classi sono disposte attorno ad una "piazza" centrale -
uno spazio aperto e luminoso posto al centro della scuola - un posto per
incontri, riunioni, gioco e performance. Ogni scuola ha un atelier,
l'area per le ricerche e le scoperte dove i bambini lavorano su progetti
estesi, sviluppando le loro teorie e abilità investigative. La sala
mensa è al centro della scuola e l'area cucina è visibile in ogni
momento, riflettendo con questo l'importanza attribuita alla
preparazione e condivisione dei pasti.
La relazione simbiotica che esiste tra l'architettura e la pedagogia e filosofia dell'approccio Reggio è il soggetto di un progetto di ricerca che viene portato avanti dall'ente Reggio Children.
La relazione simbiotica che esiste tra l'architettura e la pedagogia e filosofia dell'approccio Reggio è il soggetto di un progetto di ricerca che viene portato avanti dall'ente Reggio Children.
Invece il 100 c'è....
Sulla base dell'approccio reggiano all'educazioone, abbiamo affermato come l'idea di bambino è quella di una persona che ha in sè tutte le potenzialità per svilupparsi incontrando ambienti, occasioni di esplorazione ed espressione, linguaggi diversi. Quindi si parte dal presupposto che il bambino nasca con "100 linguaggi"; e a tal porposito riposrto qui sotto la "poesia" firmata Loris Malaguzzi in cui c'è si trova tutto il senso della dimensione educativa.
Invece il cento c’è....Il bambino
è fatto di cento.
Il bambino ha
cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare
cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire
cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.
Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
La scuola e la cultura
gli separano la testa dal corpo
. Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c’è
e di cento
gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.
Gli dicono insomma
che il cento non c’è.
Il bambino dice:
invece il cento c’è.
è fatto di cento.
Il bambino ha
cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare
cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire
cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.
Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
La scuola e la cultura
gli separano la testa dal corpo
. Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c’è
e di cento
gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.
Gli dicono insomma
che il cento non c’è.
Il bambino dice:
invece il cento c’è.
L.M.
parole.it/poesie/poesie-d-autore/Invece il cento c’èIl bambino
è fatto di cento.
Il bambino ha
cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare
cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire
cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.
Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
La scuola e la cultura
gli separano la testa dal corpo
. Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c’è
e di cento
gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.
Gli dicono insomma
che il cento non c’è.
Il bambino dice:
invece il cento c’è.poesia-5433>
lunedì 15 dicembre 2014
mercoledì 17 settembre 2014
L'ATELIER
L'ATELIER: UN'AVVENTURA BELLA E INTERESSANTE
“L’Atelier (…) ha prodotto un’irruzione eversiva, una complicazione e una strumentazione in più, capaci di fornire ricchezze di possibilità combinatorie e creative tra i linguaggi e le intelligenze non verbali dei bambini, difendendoci non solo dalle logorree (…) ma da quella pseudocultura della testa-container che (…) è il modello che dà al tempo stesso la maggiore impressione di progresso culturale e la maggior depressione dal punto di vista dell’aumento effettivo della conoscenza”.
Loris Malaguzzi
Dalla fine degli anni ‘60 nelle scuole dell’infanzia del Comune di Reggio Emilia è stato inserito lo spazio dell’atelier e la figura dell’atelierista, un “insegnante” con competenze di natura artistica. In questo modo i linguaggi espressivi e poetici sono diventati parte del processo attraverso il quale si struttura la conoscenza stessa.
L’Atelier diviene quindi il luogo della ricerca, dell’invenzione, dell”empatia, che si esprime attraverso “100 linguaggi” e che espandendosi oltre l’età dell’infanzia comprende anche l’età adulta, fino all’anzianità.
L’atelier è il luogo “di tutto quel che è possibile”. Dell’invenzione, della creatività più spinta, è il luogo in cui ci si sporca le mani con la creta e ci si dipinge il viso con i pennelli. Dove si studiano le foglie, i fiori, le gemme e gli ecosistemi, dove si impara a costruire una meridiana e dove si capisce nella pratica che cosa significhi riciclare.Negli atelier si annusano i colori, si assaggiano i suoni e si ascoltano i sapori.Alcune scuole hanno sia l’atelier che i mini atelier (uno in ciascuna sezione): una possibilità quotidiana, per ogni bambino di incontrare più materiali, più linguaggi, più punti di vista, di avere contemporaneamente attive le mani, il pensiero e le emozioni, valorizzando l’espressività e la creatività di ciascuno, secondo le sue competenze e le sue qualità
Un posto per il pensiero creativo, dove ripensare le idee secondo linguaggi simbolici ed espressività differenti: un aiuto a farsi capire, anche dagli adulti.
A proposito di adulti, l’atelier è un posto anche per loro, è il luogo in cui i genitori imparano gli altri 99 linguaggi dei loro figli, il luogo della scoperta e della comunicazione alternativa a quella verbale. In atelier si impara ad ascoltare.
A proposito di adulti, l’atelier è un posto anche per loro, è il luogo in cui i genitori imparano gli altri 99 linguaggi dei loro figli, il luogo della scoperta e della comunicazione alternativa a quella verbale. In atelier si impara ad ascoltare.
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“…nonostante tutto è lecito pensare che la creatività, come sapere e stupore del sapere (…), possa essere il punto di forza del nostro lavoro, nella speranza che essa possa diventare una normale compagna di viaggio dell’evoluzione dei bambini” (Loris Malaguzzi)
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